Canzone su un testo di Satprem estratto da: “Carnet d’une Apocalypse” Volume 2 (1978-1982).
Traduzione e adattamento di Tommaso Iorco.
Musica composta ed eseguita da Americo Piaggesi.
Nel 2006 il cantautore Americo Piaggesi ha commissionato al poeta Tommaso Iorco la selezione (compresi gli adattamenti e le eventuali traduzioni) di una serie di testi di Satprem da musicare. Da questa collaborazione è nato l’album “Chanson d’Ame”, pubblicato nel 2009, contenente brani cantati in italiano, in francese e in inglese. La canzone che proponiamo qui è in italiano.
IO, IO NON SO
Un canto in lontananza, dietro le pianure dell’India. Le pianure dell’India.
Io, io non so…
Un bambino è là. Sono io questo bambino. Sono io questo vecchio.
Sono nato da sempre, forse ieri. O in questo stesso istante?
Sono così vecchio, ma così vecchio che queste pianure fremono in me
come la prima risacca d’un mare antico che lambisce un continente dimenticato.
Mi ricordo. Io mi ricordo, era lontanissimo come questo canto, era vicino, adesso. Era sempre.
Io, io non so...
Sono io questo vecchio? Sono io questo bambino? Sono ciò che ascolta, che ascolta.
Sono ciò che guarda, che guarda, fino a farmi scoppiare l’anima in un sorriso,
in una antica pena, nella vecchia pelle del mondo, il suo eterno sorriso.
Andrò a morire? Guarderò ancora, ascolterò ancora? Ancora...
Un canto si spegne laggiù, con il sole sulla pianura... Sulla pianura.
Io, io non so...
Domani, domani è tutto uguale; io sono là in quello che non si muove.
Era ieri, era domani. Era domani...
Ascolto un ignoto mai raggiunto che mi fa nascere ancora e ancora...
Sono un bambino che sorride, un vecchio che sorride. Sono, io sono.
E questo secondo che passa continua a vibrare nel mio cuore
come il grido di un gabbiano mai afferrato.
Io passo, passo oltre, resto, sono sempre; con il sole che muore, questo canto che muore
e questo sorriso tenero che rimane, sulle guance di questo bambino, sulle labbra di questo vecchio...
Io, io non so...
Un "vecchio" articolo del caro Pier Paolo per riflettere sulla "nuova normalità" che le cosche del potere stanno cercando di imporre. I nomi cambiano, la menzogna è spudoratamente identica. La storia, purtroppo, non insegna nulla a chi dorme.
Il titolo si ispira a una citazione di Leo de Berardinis, che riportiamo qui per intero:
“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, e il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”.
Rispondiamo qui invece a Michele Placido, che ha dichiarato quanto segue: “Tra qualche tempo rifletteremo su ciò che ora ci sta accadendo, sulle responsabilità, anche. E sarà fondamentale, allora, avere lo sguardo di persone che hanno un’alta spiritualità e che possano illuminarci su quanto ci è accaduto. I grandi autori, i poeti, sono loro che da sempre ci hanno dato spunti sul senso della vita. Il Teatro è il luogo per una riflessione alta e profonda: ecco la sua necessità”.
Risposta: "Michele, occorre riflettere ADESSO, non tra qualche tempo! Tra qualche tempo potrebbe essere troppo tardi, o addirittura MAI. Sveglia! Peraltro, visto che evochi i poeti, il poeta e regista teatrale Tommaso Iorco ha già risposto con questo video pubblicato il 28 maggio 2020: https://odysee.com/@arianuovaOM:6/il-tempo-degli-assassini:f (che su Pandora TV ha superato da tempo le ventimila visualizzazioni: https://www.youtube.com/watch?v=O1-3JCGQswE). E smettila di delegare qualcun altro: tu sei famoso e la tua voce potrebbe scuotere e mettere a nudo la menzogna... Non è forse questo uno dei compiti di un vero attore? Voi teatranti, se siete veramente tali, smettetela di nascondervi e denunciate gli abusi e i pericoli di questa incombente dittatura mascherata da emergenza sanitaria. Altro che applaudire i medici e gli infermieri!".