Un amico vuole aprire insieme uno studio. Come faccio a sapere se andremo d'accordo? - 307
Con sicurezza non si può sapere perché l'esito è frutto di vari fattori. La prima cosa a cui prestare attenzione è che ci devono essere gli stessi valori o comunque devono essere compatibili. Ad esempio se lui è spregiudicato ed è molto propenso al rischio mentre tu sei cauto è probabile che litigherete. Altro esempio, se tu hai un ritmo di lavoro blando mentre lui è accelerato, alla fine penserà che lavora solo lui e vi lascerete. Comunque in via preliminare posso consigliare il test dell'esercito americano che propongo su Excel sul mio e-commerce:
Le stampanti tridimensionali o 3D stanno diventando sempre più popolari man mano che i progressi tecnologici e i costi diminuiscono. Oggi, le stampanti 3D possono essere trovate ovunque, dai laboratori di ricerca, alle scuole, all'università, e anche nelle case di persone appassionate di tecnologia. Man mano che questi dispositivi diventano più comuni, sono state sollevate preoccupazioni sulle sostanze chimiche, in particolare i composti organici volatili (COV) e le particelle ultrafini che vengono emesse durante il loro utilizzo.
Nel 2017 uno studio americano ha rivelato che i quattro filamenti più comuni emettono tutti composti organici volatili (COV) anche a temperature inferiori alla temperatura di stampa. In particolare stiamo parlando di:
- ABS cioè acrilonitrile butadiene stirene
- PLA cioè acido polilattico (PLA),
- PET cioè polietilene tereftalato (PET)
- nylon.
Durante la stampa poi oltre a grandi quantità di composti organici volatili (COV) c'è la diffusione di particelle ultrafini, cioè, particelle inferiori a 100 nm . Tutto ciò può portare all'aggravamento dell'apparato respiratorio, per le persone già sensibilizzate.
Innanzitutto è saggio non stazionare vicino alla stampante durante la lavorazione. Un modo per proteggere le persone dall'esposizione a questi composti organici volatili (COV) è attraverso dei filtri fotocatalitici, che utilizzano la luce ultravioletta per limitare l'esposizione. Parliamo però di una soluzione costosa e adatta ad ambiti lavorativi.
Per l'uso domestico una buona pratica per l'utilizzo di stampanti 3D è una buona ventilazione della stanza. L'ideale sarebbe avere una separazione fisica della stampante in un ambiente isolato. Ad esempio si può pensare di posizionare la stampante in un piccolo locale dotato di finestra sempre aperta.
Queste sono solo alcune cose da sapere sui potenziali rischi di esposizione a sostanze chimiche respirabili e particolato associati all'uso di stampanti 3D. Per ulteriori informazioni su questo o altri problemi relativi alla qualità dell'aria interna, all'igiene industriale, alla scienza dell'edilizia, all'ambiente, alla salute o alla sicurezza, visita il nostro sito Web:
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Sommario
0:00:00 - I fumi delle stampanti 3D
0:00:42 - Caratteristiche e rischi
0:02:14 - Conclusioni
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I campi elettrici e magnetici generati dagli elettrodotti sono di notevole intensità, ma quali sono i limiti di esposizione fissati dalla Legge?
Il riferimento è il DPCM 08/07/2003. Però è necessaria una introduzione. Abbiamo le linee che si dividono in base alla tensione in: altissima, alta, media e bassa tensione. Abbiamo poi le sorgenti puntiformi di inquinamento elettromagnetico, che sono le cabine di trasformazione primaria (CP) e secondaria (CS).
Le primarie servono a trasformare l'AT in MT e sono ubicate lontane dalle abitazioni; le secondarie da MT a BT si trovano normalmente vicino agli edifici ed in qualche caso anche dentro.
Il complesso delle linee ad Altissima e Alta Tensione, comprese le stazioni primarie, costituisce la Rete di Trasmissione Nazionale.
Questa rete di elettrodotti rappresenta l'ossatura della nostra rete elettrica e permette di trasportare l'energia prodotta dagli impianti su grandi distanze.
Gli elettrodotti a Media e Bassa Tensione, comprese le cabine di trasformazione primaria e secondaria, costituiscono le reti di distribuzione con la quale l'energia è appunto distribuita a città e zone industriali.
In base alla tensione di esercizio possiamo suddividere gli elettrodotti in:
1) Linee ad Altissima Tensione (AAT), con una tensione compresa tra i 220 kV e i 380 kV. Sono quelle impiegate per trasportare l'energia elettrica su lunga distanza;
2) Linee ad Alta Tensione (AT), con una tensione compresa tra 40 kV e 150 kV. Si utilizzano per la distribuzione dell'energia elettrica. Di solito sono linee aeree ma possono essere anche interrate;
3) Linee a Media Tensione (MT), con una tensione compresa tra 1 KV e 40 KV. Sono impiegate per la fornitura a industrie, centri commerciali e grandi condomini. Possono essere sia interrate che aeree.
4) Linee a Bassa Tensione (BT), con una frequenza compresa tra i 220 e i 380 V. Sono le linee che forniscono energia alle singole abitazioni o a piccole utenze. Anche queste possono essere aeree o interrate.
I limiti di esposizione ai campi elettrici e magnetici generati dagli elettrodotti sono contenuto nel DPCM 08/07/2003 "Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione, degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti". Riassumendo:
A) I Limiti di Esposizione: 100 µT per il campo di induzione magnetica e 5 kV/m per il campo elettrico. Tali limiti si applicano per tutte le aree accessibili alla popolazione;
B) Il Valore di Attenzione: 10 µT da intendersi come mediana dei valori nell'arco di 24 ore. Si applica alle aree gioco per l’infanzia, agli ambienti abitativi, agli ambienti scolastici e ai luoghi adibiti a permanenza non inferiore alle 4 ore giornaliere;
C) L'Obiettivo di Qualità: 3 µT da intendersi come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore, si applica nella progettazione di aree gioco per l’infanzia, di ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenza non inferiore alle 4 ore giornaliere e nella progettazione di nuovi elettrodotti in prossimità di tali insediamenti.
È bene specificare che il Valore di Attenzione è un parametro di tipo cautelare, per la protezione da possibili effetti a lungo termine eventualmente connessi all'esposizione prolungata ai campi magnetici generati alla frequenza di rete da 50 Hz.
Potenziali rischi per la salute dipendono in larga parte da quanto sono distanti elettrodotti e cabine di trasformazione e dal tempo di esposizione a valori considerati pericolosi.
E' possibile effettuare al computer delle simulazioni per capire la distanza di sicurezza dagli elettrodotti. Sulla base della mia esperienza quando parliamo di un centinaio di metri da una linea elettrica ad alta tensione, non sussistono particolari problemi per l'uomo. Però è sempre consigliabile far effettuare la misura da tecnici indipendenti.
Se può interessare, in provincia di Salerno, effettuiamo misure di campi elettromagnetici in alta e bassa frequenza, sia in ambito domestico e sia industriale. Questo ad esempio è uno strumento per la misura dei campi elettromagnetici che usiamo; si tratta di un Microrad, uno strumento professionale certificato, che fornisce delle indicazioni molto precise.
Per ulteriori informazioni visita il nostro sito Web.
Si ringrazia il Dott. Luigi Rescigno per il supporto scientifico
Sommario
0:00:00 - Introduzione
0:00:00 - CEM per gli elettrodotti
0:00:00 - Conclusioni
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https://www.youtube.com/watch?v=Th6r7_r_lWo
In Italia e in alcune parti del mondo le uova sono conservate a temperatura ambiente.
Nel resto del mondo, invece, vengono obbligatoriamente conservate in frigorifero. Questo perchè la refrigerazione aiuta a prevenire la crescita di batteri. Entrando più nello specifico, ad esempio, negli Stati Uniti le uova vengono lavate e disinfettate prima della vendita. Questo processo rimuove il rivestimento naturale protettivo che ricopre la superficie dell'uovo e quindi aumenta il rischio di contaminazione batterica. In Italia, invece, non viene rimosso il rivestimento e vengono effettuati controlli microbiologici molto severi alla fonte.
...
https://www.youtube.com/watch?v=D0wgaE1cn2Q
Il termine "Altezza antincendi" è diventato popolare a seguito dell'entrata in vigore del D.M. 25 gennaio 2019, che impone a tutti gli edifici residenziali di adottare delle precauzioni in materia di prevenzione incendi.
Per stabilire quali sono questi obblighi, occorre prima conoscere l'"altezza antincendi", ma per farlo occorre sapere cos'è.
La definizione di "altezza antincendi" deriva dal D.M. 30/11/1983, dove è riportato che è: “Altezza massima misurata dal livello inferiore dell’apertura più alta dell’ultimo piano abitabile e/o agibile, escluse quelle dei vani tecnici, al livello del piano esterno più basso”
La definizione è connessa alle altezze gestibili con l’autoscala dei vigili del fuoco, che ha la possibilità di gestire una altezza di circa 24 metri. Per questa ragione la definizione prende in esame due elementi:
- il livello esterno più basso, poichè si intende quello più basso possibile dove si può trovare l'autoscala;
- la soglia della finestra o del balcone più in alto possibile, poichè è quello dove l'autoscala può poggiare, per poi far evacuare le persone presenti e far accedere i Vigili del Fuoco nell'edificio.
Nell'edificio "ed.1" che sorge su un terreno inclinato, e ha il livello stradale a destra più in basso rispetto a quello a sinistra; l'autoscala potrebbe sostare a sinistra a e destra dell'edificio, ma si prende in considerazione il piazzale a destra poichè più basso dell'altro (la definizione riporta."...al livello del piano esterno più basso..."). All'ultimo piano c'è un vano tecnico e non bisogna considerarlo poichè la definizione riporta:"...escluse quelle dei vani tecnici...". Occorre considerare quindi la soglia della finestra all'ultimo piano, poichè la definizione è:"...livello inferiore dell’apertura più alta dell’ultimo piano abitabile e/o agibile...". La finestra è l'apertura più alta e la soglia è il suo livello inferiore. Se all'ultimo piano ci fosse stata una finestra ed un balcone, si sarebbe presa in considerazione la soglia della finestra, poichè rappresenta "...Altezza massima...".
Nell'edificio "ed.2" che sorge su un terreno pianeggiante; il piano inferiore esterno è lo stesso sia a destra e sia a sinistra dell'edificio. All'ultimo piano è presente una finestrella inserita nel sottotetto, per cui è da prendersi come riferimento la soglia di tale piccola finestra.
Sintetizzando per il calcolo della "altezza antincendi" di un palazzo occorre prendere quindi di riferimento 2 punti:
- il livello esterno più basso,
- la soglia della finestra o del balcone più in alto.
e calcolare la distanza verticale tra questi due punti.
Una volta stabilita l'altezza antincendi di un palazzo, questa può essere utilizzata per valutare quali siano gli obblighi del D.M. 25 gennaio 2019.
Ci sono quattro livelli limite di altezza, che sono: 12m, 24m, 54m, 80m. A seconda dell'altezza, rispetto a questi limiti si individuano 4 livelli prestazionali. Chiaramente più è alto il palazzo più ingenti saranno gli obblighi.
L'A2C è di supporto in queste valutazioni ed in generale nel campo della prevenzione incendi.
Sommario
0:00:00 - Definizione di Altezza Antincendi
0:00:48 - Esempi di calcolo
0:02:55 - Come utilizzarla
0:04:18 - Conclusioni
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#altezza #antincendi #conoscere
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https://www.youtube.com/watch?v=ieTetVsM8BE
Iniziamo col dire che questo è uno di quegli argomenti trattati in maniera piuttosto superficiale dai mezzi di informazione, spesso con toni sensazionalistici. Ad ogni modo, i missili ipersonici non sono affatto una novità. Esistono sin dai primi anni '60 con la comparsa dei missili balistici. Quando un oggetto si muove a velocità superiori a 5 volte quella del suono si parla di regime ipersonico. Ad esempio un missile ICBM (che sta per missile balistico intercontinentale), ad esempio, è un missile concepito per arrivare al di fuori dell'atmosfera terrestre e durante la fase discendente raggiunge velocità elevatissime, che possono arrivare a 27 volte la velocità del suono. La traiettoria balistica è predeterminata e consente di raggiungere enormi distanze, ma non può essere cambiata dopo il lancio.
I moderni missili ipersonici invece offrono la possibilità di cambiare la loro traiettoria durante il volo.
I moderni missili ipersonici si dividono in due categorie: gliders e missili cruise. I primi sono simili ad alianti, trasportati ad una certa quota da un missile balistico per poi essere rilasciati e planare a velocità ipersonica sul bersaglio.
I secondi, i missili cruise, volano con traiettorie parallele alla superficie terrestre e con il motore acceso durante tutta la durata del volo e alette ventrali per permettere la manovrabilità.
Per poter operare a velocità ipersoniche questi missili sono divisi in due stadi: il primo contiene un motore a propellente solido che porta il missile fino a mach 5 e poi il motore "scramjet", che opera da mach 5 in poi, rendendo possibile il proseguimento della traiettoria in regime ipersonico.
Ad ogni modo, nonostante le notizie sensazionalistiche e la propaganda, nessuno di questi missili raggiunge velocità comparabili con quelle dei missili ICBM di cui abbiamo parlato all'inizio che esistono da mezzo secolo.
Quali sono i vantaggi?
Innanzitutto, la traiettoria predeterminata tipica dei missili balistici è oggi prevedibile dai computer, permettendo di individuarli con appositi sistemi radar e satellitari e intercettarli con una discreta possibilità di successo.
Invece i moderni missili ipersonici possono modificare la traiettoria durante il volo, schivando così i missili inviati per intercettarli, oppure, addirittura, seguire volutamente traiettorie molto irregolari per saturare le capacità di calcolo dei sistemi di rilevamento.
Volando poi a quote più basse rispetto ai missili balistici riescono ad eludere più facilmente ai sistemi radar di sorveglianza.
In più, i missili ipersonici possono diventare "invisibili", perché quando un oggetto che si muove a velocità ipersoniche all'interno dell'atmosfera l'aria che lo riveste viene ionizzata. E quindi il missile è avvolto da un mantello di plasma. Poiché il plasma assorbe le radiazioni elettromagnetiche il missile risulterà invisibile ai radar.
Passiamo quindi agli svantaggi: proprio perché il plasma assorbe le radiazioni elettromagnetiche, rende sì il missile invisibile, ma gli impedisce anche di emettere i segnali per orientarsi e comunicare con la base da cui è stato lanciato.
L'unico modo per eliminare questo inconveniente è ridurre la velocità. Ma velocità più basse possono comportare minore gittate e maggior probabilità di essere individuati e intercettati.
Poi c'è da dire che la tipologia di motori scramjet adottati per questi missili è ancora acerba e non è certo che possano operare bene in tutte le condizioni di impiego.
Capite bene quindi che non è tutto oro quel che luccica e che siamo ancora lontani dal concetto di "armi rivoluzionarie" millantato spesso dal mondo dell'informazione.
Si ringrazia il Dott. Luigi Rescigno per il supporto scientifico.
Sommario
0:00:00 - Introduzione
0:01:22 - Come funzionano i missili ipersonici
0:04:00 - Conclusioni
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Davide ci chiede: se un astronauta muore nello spazio e il corpo va alla deriva, si decompone?
No, se si muore nello spazio il corpo non si decompone come sulla Terra perché non c'è ossigeno, e senza ossigeno la normale decomposizione batterica e fungina non può avvenire. Ci sarà una decomposizione chimica del materiale cellulare, ma ciò sarà limitato e probabilmente non visibile se non come scolorimento. Se il corpo fosse isolato ermeticamente in una tuta spaziale, inizierebbe un pò a decomporsi, ma solo fino al termine della riserva di ossigeno, e a quel punto i batteri e i funghi responsabili morirebbero. Poi si congelerebbe vagando nella galassia per milioni di anni.
Se avete altre domande, scrivetele nei commenti.
E ricordate di iscrivervi al canale per non perdere altri contenuti.
Arrivederci
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Chiara ci chiede: È facile fare il libero professionista?
No. È una missione. Come tutte le tipologie di lavoro ha i pro e i contro. A prescindere dal tipo di professione, oltre a essere bravi nella propria materia, bisogna avere competenze fiscali, legali, di marketing e di comunicazione. Il fattore chiave è l'automotivazione. A prescindere dalle avversità bisogna saper dosare le forze, gestire bene il tempo e trovare l'energia in se stessi, in modo continuativo. Però assicuro che da le più grandi soddisfazioni.
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https://www.youtube.com/watch?v=L9X2CERGfl0
Direi ogni 6 mesi va cambiato; ma dipende dal tipo di spazzolino e dalla frequenza d'uso.
Le setole dello spazzolino si consumano e si deteriorano nel tempo, e quindi perdono la loro efficacia di rimozione. In generale, è una buona pratica controllare lo stato delle setole dello spazzolino regolarmente e sostituirlo quando le setole appaiono piegate, sfibrate o danneggiate in modo significativo. Inoltre, nel tempo i batteri possono accumularsi sullo spazzolino, il che può causare problemi di igiene orale.
Se hai domande scrivile nei commenti e seguimi per saperne di più.
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https://www.youtube.com/watch?v=_A0R7xCAg28
Immagina un unico impianto per riscaldare la propria casa d'inverno e rinfrescarla d'estate, che ha costi di esercizio irrisori e che dura oltre 100 anni. Sostanzialmente è quello che consente di fare il geotermico domestico. Si tratta di una soluzione ancora poco impiegata in Italia ma decisamente più comune in Nord Europa e in Nord America. Eppure, potrebbe essere una valida soluzione per climatizzare gli ambienti domestici e ridurre le bollette di luce e gas.
Un impianto geotermico domestico è composto da 4 elementi principali:
1) Una pompa di calore che serve a trasferire il calore dal terreno all'edificio;
2) le sonde geotermiche, e cioè delle tubature in polietilene in cui circola un fluido che assorbe calore dal suolo. Queste tubazioni sono interrate verticalmente ad una certa profondità;
3) un serbatoio di accumulo, dove il fluido scambia calore con acqua, che a sua volta viene usata per la climatizzazione. Inoltre per una maggiore potenza, il serbatoio può essere messo in serie a impianti solari termici o caldaie a condensazione;
4) il sistema di distribuzione del calore, e cioè gli apparecchi che permettono di riscaldare o affrescare gli ambienti domestici. Generalmente si tratta di termosifoni o ventilconvettori;
L'impianto geotermico domestico è in grado di invertire il suo ciclo, funzionando da climatizzazione d'estate e da riscaldamento durante l'inverno.
Solitamente le sonde geotermiche vengono calate fino a circa 100 metri di profondità, dove la temperatura si mantiene costante tutto l'anno, in un range compreso tra i 15 e i 20°C.
Questa temperatura permette un discreto riscaldamento del fluido termovettore, che può essere ottimizzato mediante accoppiamento con pannelli solari termici o caldaie.
D'estate vale il principio opposto: l'acqua sottrae calore all'ambiente domestico, raffrescandolo, cedendo poi il calore raccolto al fluido termovettore che a sua volta lo cederà al suolo.
C'è da dire però che non sempre è possibile installare questo tipo di impianti, perché il territorio potrebbe essere soggetto a vincoli idrogeologici specifici o potrebbero essere presenti acque sotterranee.
Per queste ragioni è sempre opportuno rivolgersi ad uno specialista per ottenere perizie tecniche in merito alla fattibilità.
Ma quali sono i vantaggi di un impianto geotermico domestico?
Innanzitutto, si tratta di una tecnologia più ecologica rispetto ai metodi di riscaldamento e climatizzazione tradizionali, in quanto non produce emissioni di CO2.
In secondo luogo si ha la possibilità di accedere agli incentivi statali per la riqualificazione energetica.
Inoltre l'impianto ha una vita utile molto lunga e la pompa di calore va sostituita ogni 15-20 anni, mentre le sonde geotermiche durano fino a 100 anni.
Invece per quanto riguarda gli svantaggi principali, come già detto non sempre è possibile installare questi impianti ed è necessario il parere di un tecnico qualificato.
Poi c'è da considerare l'ingombro della pompa e del serbatoio di accumulo, che rende necessario un locale tecnico e potrebbe essere incompatibile per alcune tipologie di case.
Va anche detto che questi tipi di impianti offrono il massimo del rendimento in edifici già predisposti, ossia edifici ben isolati termicamente.
Per queste ragioni i costi di adeguamento di un edificio non predisposto potrebbero risultare molto elevati. Cioè immaginiamo uno scolapasta io posso anche aumentare il flusso d'acqua, ma se non chiudo i buchi non riuscirò a riempirlo.
Il costo per il solo impianto geotermico, per una casa di 100 mq, si aggira intorno ai 25.000 euro.
Nel 2012 abbiamo progettato il primo impianto geotermico della città di Salerno e quindi eventualmente siamo a disposizione sull'area di Salerno e dintorni.
Si ringrazia il Dott. Luigi Rescigno per il supporto scientifico.
Sommario
0:00:00 - Introduzione
0:00:36 - Vantaggi del Geotermico domestico
0:03:31 - Conclusioni
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