A causa degli inquinanti naturalmente presenti all'interno dei locali dove si vive, se non c'è aerazione nel migliore dei casi si manifesta tosse, irritazione agli occhi, mal di testa. Ma nel caso in cui si abbiano problemi respiratori si possono verificare reazioni allergiche o l'asma. Per non parlare degli inquinanti derivanti dai materiali del fabbricato, come i composti organici volatili provenienti dalle pitture, la formaldeide, la muffa sulle pareti, fino ad arrivare al gas radon. Non smetterò mai di dire che: ventilare i locali è importante per stare bene. La soluzione più economica è aprire le finestre 2 volte al giorno, ma se si vuole qualcosa di automatico la soluzione è la Ventilazione Meccanica Controllata. In acronimo VMC. Per semplificare è come l'estrattore del bagno, però in aggiunta ha anche un flusso d'aria che fa arrivare da fuori l'aria fresca. Ne esistono varie tipologie, con vari sensori e anche la possibilità di installazione centralizzata nel controsoffitto. Approfondiamo quindi il mondo dei filtri, che montati in una VMC per filtrare l'aria in ingresso dall'esterno. Un filtro dell'aria pulito può fare una grande differenza per la qualità dell'aria. Il filtro intrappola il particolato, gli allergeni e alcune sostanze irritanti, mentre l'aria circola attraverso la casa. Sfortunatamente, dato che i filtri dell’aria non sono visibili, molte persone dimenticano di cambiarli. Se non sostituiti regolarmente, possono sovraccaricarsi di polvere e particolato, aumentando i costi energetici del motore a causa dell'aumento delle perdite di carico e non rimuovendo più correttamente le sostanze sospese nell’aria. Inoltre in un ambiente ad alta umidità, un filtro sporco potrebbe addirittura favorire la crescita di muffe, rilasciando spore e odori nell’aria. La tempistica minima secondo me è 1 una volta all'anno, ma se ci sono delle patologie dovrebbe essere più frequente. Ai filtri viene assegnato un valore minimo di efficienza (MERV) che sta per Minimum Efficiency Reporting Value e e sono classificati da 1 a 16. I valori MERV superiori a 12 vengono generalmente utilizzati in circostanze speciali non residenziali, come ad esempio negli ospedali. Più alto è il valore MERV, più efficace è nel filtrare le particelle sospese nell'aria, ma potrebbe essere necessario cambiare questi filtri più densi più frequentemente. Inoltre, i filtri MERV più elevati causano molta resistenza e quindi affatichino i motori. Da MERV 1 a 4, che corrispondono alla classe europea G1-G2, proteggono solo dalle particelle più grandi, come la polvere, polline, e le fibre di tessuti. Da MERV 5 a 8, che corrispondono alla classe europea G3-G4, raccoglie la lacca per capelli, le spore di muffa, i peli di animali domestici e gli escrementi di acari della polvere. Da MERV 9 a 12, che corrispondono alla classe europea M5-M6, sono per chi ha gravi allergie o asma. Tengo a precisare che un filtro protegge solo dal particolare presente nell'aria e non intercetta gli inquinanti chimici, a meno che non si integri un sistema di abbattimento. Nel caso della VMC non è il filtro a proteggere dagli inquinanti chimici, ma è il fatto di cambiare aria con l'esterno. Concludendo, l'ordine di grandezza di spesa è di circa 1000€ a stanza. Il vantaggio è che non bisogna aprire le finestre due volte al giorno per cambiare l'aria, ma ci pensa la macchina, con i suoi sensori, a gestire il ricambio d'aria. Inoltre l'aria esterna viene filtrata, quindi si ha sempre aria pulita in casa. Infine, installando una VMC che abbia anche un recuperatore di calore, d'inverno si recupera il calore; non si butta fuori aria calda, ma l'aria interna alla casa che esce, riscalda l'aria esterna fredda che entra, e quindi non si buttano via soldi; a differenza di aprire le finestre. Dopo 20 anni di sopralluoghi ho capito che le persone alla fine non cambiano l'aria d'inverno perché hanno paura di perdere il calore. Questo però porta all'accumulo di inquinanti, tra cui anche inquinanti cancerogeni come il Radon e la formaldeide. E quindi installando una VMC con recuperatore di calore non si buttano soldi, ma si vive in un ambiente con aria sempre pulita. Se può interessare da oltre 10 anni i tecnici dell'A2C si occupano, nelle province di Salerno e Avellino, di individuare e risolvere le cause di inquinamento tra le mure domestiche. Se vuoi saperne di più visita il nostro sito web: https://www.a2c.it Sommario 0:00:00 - Introduzione 0:01:05 - Caratteristiche della VMC 0:06:46 - Conclusioni ____________ Per richieste preventivi, scrivere a: a.rizzo@a2c.it ___________ ☆ Sito A2C: https://a2c.it #VentilazioneMeccanicaControllata #QualitàDellAria #SaluteAmbientale #AriaPulita #InquinantiDomestici #VMCpuntuale #VMCcentralizzata #FiltroAria #ManutenzioneVMC #BenessereCasa ... https://www.youtube.com/watch?v=opVZLJ6HcJM

L'idrogeno è veramente sostenibile? È la via giusta per la de-carbonizzazione e la transizione ecologica? In realtà dipende tutto da come produciamo l'idrogeno e da come verrà impiegato. L'idrogeno, infatti, è un VETTORE ENERGETICO e non una forma di energia libera. Questa differenza è importante, perché significa che prima di poterlo usare lo dobbiamo produrre. La combustione di idrogeno porta alla formazione di vapore acqueo, ma non di CO2 o altri gas serra. Tuttavia, la produzione di idrogeno non è esente da emissioni di gas serra. Esistono molti modi per produrre idrogeno, e a ciascuno è imputabile una certa quota di emissioni. Un metodo comune è l'ELETTROLISI DELL'ACQUA: in pratica si immergono due elettrodi in acqua, vi si fa passare corrente elettrica e le molecole d'acqua si separano in idrogeno e ossigeno gassosi. L'elettrolisi ad alta temperatura è più efficiente di quella tradizionale, ma richiede temperature piuttosto elevate. Se l'energia utilizzata viene da fonti rinnovabili si parla di IDROGENO VERDE: questo è l'optimum perché le emissioni sono prossime allo ZERO. Si può ottenere idrogeno verde anche dalla pirolisi del metano, dato che essa produce idrogeno e carbonio solido. Ovviamente deve essere un metano quanto più pulito e puro possibile, altrimenti si avranno inevitabilmente emissioni di CO2. Si parla invece di IDROGENO GRIGIO quando la produzione avviene a partire da fonti fossili quali carbone o gas naturale. In questo caso si utilizza un processo di "steam reforming". In pratica, sottoponendo le fonti fossili a particolari trattamenti termochimici in presenza di vapore è possibile ottenere idrogeno, ma anche CO2. L'idrogeno grigio viene considerato il peggiore della categoria perché oltre alle emissioni imputabili alla sua produzione dobbiamo sommare anche le emissioni dovute all'estrazione, alla lavorazione al trasporto e allo stoccaggio delle fonti fossili di partenza. Poi c'è l'IDROGENO BLU, il cui processo produttivo è simile a quello dell'idrogeno grigio, solo che la CO2 prodotta viene catturata e stoccata nel sottosuolo, oppure può essere impiegata per altri scopi. Oggi si riesce a catturare fino al 90% della CO2 prodotta. Infine esite l'IDROGENO VIOLA, ottenuto mediante elettrolisi dell'acqua usando l'elettricità generata da una centrale nucleare, considerata a zero emissioni di CO2. Quindi capite bene che non è vero che l'idrogeno è SEMPRE sostenibile. Concludendo, sicuramente l'idrogeno verde e viola possono essere considerate fonti di energia sostenibili, perché le emissioni associate alla loro produzione sono prossime allo zero. Il problema sta nel fatto che non siamo ancora pronti a produrre idrogeno verde in grandi quantità. Oggi il 95% dell'idrogeno prodotto è ancora del tipo grigio. L'Unione Europea e l'Italia, tuttavia, credono che l'idrogeno verde sia fondamentale nel processo di de-carbonizzazione e transizione ecologica. Ed è per questo che investono nella realizzazione di impianti per produrre idrogeno verde. Saranno impianti per l'elettrolisi dell'acqua alimentati dal solare, dall'eolico e dal fotovoltaico. Probabilmente gli stati che possiedono centrali nucleari punteranno anche sull'idrogeno viola, perché il settore nucleare punta molto ad essere riconosciuto come "green" e in questo modo potrà beneficiare di cospicui incentivi. In ogni caso, ci vorranno anni per iniziare a produrre idrogeno verde e viola in quantità tali da permettere di sostituire definitivamente alcune fonti fossili. E in ogni caso, l'idrogeno troverà applicazione solo in alcuni settori. Ad esempio come combustibile per mezzi pesanti o in settori industriali difficili da elettrificare. Questo perché lo stoccaggio, la distribuzione e l'impiego di idrogeno gassoso sono operazioni rischiose. Sommario 0:00:00 - Introduzione 0:01:03 - L'idrogeno verde 0:03:44 - Conclusioni Si ringrazia il Dott. Luigi Rescigno per il supporto scientifico ____________ Per richieste preventivi, scrivere a: info@a2c.it ____________ ? Per seguire i contenuti video di A2C su YouTube, ISCRIVITI cliccando su: https://www.youtube.com/c/A2cIt?sub_confirmation=1 ____________ ☆ Sito A2C: https://a2c.it ☆ Facebook: https://www.facebook.com/AdueC/ ☆ Youtube: https://www.youtube.com/c/A2cIt?sub_confirmation=1 ☆ Linkedin: https://www.linkedin.com/company/a2c---consulenza-tecnica ☆Twitter: https://twitter.com/A2C_it ☆ Telegram: https://t.me/a2c_it ____________ Podcast: ? Anchor: https://anchor.fm/aduec ? Google Podcasts: https://podcasts.google.com/feed/aHR0cHM6Ly9hbmNob3IuZm0vcy8zYjI2OGM5NC9wb2RjYXN0L3Jzcw== ... https://www.youtube.com/watch?v=mxTYeaPycOo