Il giorno in cui si festeggia la Pasqua Ortodossa non coincide quasi mai con quello in cui si festeggia la Pasqua Cattolica; cade, infatti, o la settimana successiva, o addirittura un mese dopo. La prima viene calcolata seguendo il calendario gregoriano, la seconda tenendo conto di quello giuliano (da Giulio Cesare).
Per gli Ortodossi la Pasqua è la festività più sentita in assoluto, vissuta con un intenso pathos liturgico, motivo per cui la ferrea Quaresima di 48 giorni è indispensabile come fase preparatoria all’ integrale purificazione sia dello spirito che del corpo. Durante le 7 settimane quaresimali, ci si astiene dalla carne, dalle uova, dai latticini e dall’ alcool, e nell’ ultima, la “Grande settimana”, si è ancora più radicali nel digiuno e ancora più raccolti nella meditazione.
Il banchetto pasquale è inaugurato nel momento in cui il pane benedetto viene impregnato nel vino per essere mangiato dai fedeli, prima di aprire le danze. Al centro della tavolata bandita con prelibatezze tradizionali, abbiamo il simbolo per eccellenza della Pasqua Ortodossa: le uova rosse. Le danze si aprono proprio con la “Battaglia delle uova”, che consiste nell’ impugnare il proprio uovo rivolgendo la punta verso l’ alto per colpire la punta dell’ uovo dell’ avversario. Chi “attacca” deve pronunciare “Cristo è risorto!”, e chi “riceve”, “Davvero è risorto!”. Tale scambio di battute avviene già durante la messa, tra il prete e i fedeli.
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